19 Marzo 2024
L'Urbanina

L'origine della idea della "Urbanina"

Nei primi anni ’60, il marchese Girolamo Bargagli Bardi Bandini, era solito trascorrere lunghi periodi a Roma, lasciando la bella tenuta di Poggio Adorno. Delle sue permanenze nella capitale era solito raccontare che, abituato alla tranquillità della campagna, si trovava a essere molto infastidito dal caos e dal rumore del traffico della metropoli. Da qui, l’idea di una mobilità diversa, adatta ai trasferimenti in città ma con occhio di riguardo alla praticità, al rispetto della natura e ai costi di gestione. Per realizzare questa idea, o sogno, gli sarebbe occorso un tecnico di prim'ordine e, tornato a Poggio Adorno, il marchese decise di rivolgersi a Narciso Cristiani, anche lui di un paese vicino a Santa Croce sull’Arno, Staffoli.
Narciso nasceva da una famiglia benestante ma, invece di prendere la gestione del mulino di famiglia, si era appassionato alla meccanica. Durante la guerra lavorò alla Piaggio e conobbe Corradino d’Ascanio, il padre della Vespa. Infine aprì una propria officina meccanica per poi dedicarsi al commercio di macchine usate, a dire il vero senza grande successo, tra Milano, Lucca e Livorno. Quando il Marchese Bargagli lo contattò proponendogli di sviluppare la sua idea nata nel traffico romano, Narciso ne venne affascinato. La sfida era così intrigante che non poteva che trascinarlo nell’impresa, oltretutto il feeling con il Marchese, che conosceva da anni, era ottimo. Oltretutto, di fronte ad un tale impegno avere al fianco una persona facoltosa, nobile anche d’animo e con ottime conoscenze sarebbe stato importantissimo.
Le richieste che il Marchese Pier Girolamo trasferì a Narciso furono poche ma ben definite: un’auto da città, piccola, con due posti, facilmente accessibile, semplice da parcheggiare anche in spazi ridottissimi e, naturalmente, con motore elettrico. Si sarebbe chiamata “Urbanina” con una semplice “u” come logo. Al progetto fu destinato un capannone nella tenuta di Poggio Adorno.

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