(di Giancarlo Andreanini)
Narciso Cristiani era ed é rimasto, nella mente di tutti, lo stereotipo dell’inventore di altri tempi, perché l’immaginare cose nuove, meccanismi complessi, soluzioni innovative, era per lui l’unico modo possibile per impegnare il suo cervello, il tempo, il denaro e la vita.
Aveva il senso vero ed alto della famiglia ed era profondamente religioso ma poteva dimenticare la strada di casa e sicuramente il portafoglio per una nuova idea ed un pensiero proiettato nel futuro. Uno a cui le buone idee venivano spesso, idee rivoluzionarie, di quelle che vengono di rado alle persone conformate e razionali, ma che fluttuano nelle menti di chi ha estro e fantasia.
Ma queste non erano le due uniche qualità che lo sorreggevano, egli aveva anche un’ottima preparazione tecnica sulla meccanica, era un ottimo motorista e questa dote la potevano testimoniare le sue auto che a quel tempo possedeva, vecchie e mal ridotte, ma che le sue mani esperte riuscivano a rimettere in sesto per macinare altri chilometri.
Narciso era una persona speciale, che sapeva con la sua esperienza semplice e umana rapportarsi con gli altri, amici o collaboratori, sottoposti o superiori con lo spirito e le conseguenti modalità di dialogo e collaborazione.
E non è finita! Staffoli é un paese circondato da boschi di pino marittimo e quindi abbondano le segherie per la sua lavorazione.
Trasformare i tronchi in tavole é un lavoro da cani, pesantissimo, ma Narciso capisce subito come renderlo più leggero e più rapido: introduce il “refendino”, un meccanismo che accosta alla sega il tronco da tagliare agli spessori dovuti, senza fatica del suo continuo sollevamento a mano. É probabile che si tratti di un semplice adattamento di un marchingegno già in uso in altre industrie, ma per i segantini di Staffoli fu un colpo di genio del solito Narciso, e gliene sono ancora riconoscenti.